Teatro nelle fibre del corpo

Teatro nelle fibre del corpo

 
 
 

copertina-poesie_FRANCO-002-640x969@2xIl primo libro di poesia di Franco Acquaviva, Teatro nelle fibre del corpo (Giuliano Ladolfi Editore, 2016), è il mostrarsi di un gesto ininterrotto diretto all’inseguimento di una materia e di un corpo che non si lasciano prendere.

Costituito di otto sezioni e di poesie in cui si intravede il desiderio del poeta di provarsi con suoni e significati – un buon numero di testi eterogenei per stile, forma e tono –, il libro è la rappresentazione di una tensione tra movimento e staticità, etica e paesaggio naturale, assedio e sospensione.

Presa tra la volontà di “anteporre l’uomo/all’esecuzione pura e semplice” (vv. 9-10, p. 18) in un coraggioso anelito civile e l’appartenenza a una dimensione più vasta e mobile (“Sarà che noi siamo paesaggio/e ogni indefinita mutazione/muta noi e insieme il mondo”, vv. 12-14, p. 110), la voce si accorge che tutti i viventi sono uguali, giacché hanno un linguaggio (“Ma qui sulla Terra parlano tutti/animali erbe flauti flutti”, vv. 1-2, p. 79); magari anche il corpo potesse parlare, come se con la sua concretezza autonoma resistente agli attacchi esterni riuscisse a rappresentare un’opposizione all’astrattezza indefinita delle chiacchiere (“Avere un corpo che parla di per sé/che non è parlato dall’ambiente/sarebbe la giusta rivalsa/contro questa salsa di opinioni”, p. 143).

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